LA MOLISANA : COM’È POTUTO SUCCEDERE O COSA POTRÀ SUCCEDERE ?

In occasione della mia“rimpatriata” Natalizia (Dicembre2004), ho notato con piacere che sugli scaffali dei supermercati, almeno di quelli locali, è ricomparsa la pasta“La Molisana”. Il piacere è stato grande perché a questa marca sono sinceramente affezionato e ad essa sono legati bellissimi ricordi personali e grandi soddisfazioni professionali. Spero inoltre che in virtù della ripresa dell’attività produttiva diminuirà anche il numero di persone che, conoscendo i miei trascorsi professionali, mi chiederà: “come sia potuto succedere che un’azienda di successo come La Molisana sia fallita”.

Dieci anni fa (Novembre 1994) lasciavo infatti il mio incarico di Direttore Generale de La Molisana.
E lasciavo un’azienda in piena salute.
I risultati dell’ultimo esercizio, relativi all’attività da me controllata, possono essere così riassunti:

  1. Un utile d’esercizio di Lire 6.494.000.000 pari all’ 8,29% del fatturato (in un anno caratterizzato fra l’altro da grandi difficoltà del settore ed in cui la stragrande maggioranza dei nostri competitors chiudeva i bilanci in rosso);
  2. Una grande presenza in comunicazione (TV con Manfredi e Baudo) ed una notorietà in rapidissima ascesa;
  3. Un progetto di “alleanze” per l’Italia, che avrebbe portato alla costituzione del secondo gruppo per dimensioni del settore;
  4. Un progetto di partnership negli USA per la realizzazione di uno grande stabilimento produttivo in loco e con l’obiettivo di conquistare la leadership di quel mercato (iniziativa che qualche anno dopo è stata realizzata con successo da Barilla);
  5. Un sistema organizzativo moderno, sia in termini di processi sia per la qualità del management.

Un’azienda la cui reputazione trovava puntuale riscontro anche negli svariati incarichi istituzionali che il suo Presidente era chiamato a ricoprire (Presidente Associazione Industriali del Molise, Presidente UNIPI - l’associazione nazionale di categoria -, presidente Federalimentari).
Lasciavo dunque un azienda in piena salute e di grande prestigio, ma penalizzata dalla scarsa coesione del suo azionariato.
Decisi di andare via perché ritenevo che non sussistessero più le condizioni imprenditoriali indispensabili per proseguire in quel fantastico percorso di sviluppo.
Mai avrei però immaginato che, solo dieci anni dopo, quell’azienda modello sarebbe fallita, anzi credo che ipotizzarne il fallimento dieci anni fa sarebbe stato un inequivocabile segno d’insanità mentale.
In realtà nella mia lettera di dimissioni e nei miei discorsi di congedo avevo sottolineato i rischi a cui l’azienda sarebbe stata esposta se non avesse proseguito nel suo percorso di crescita e se non avesse continuato ad operare con la stessa managerialità che ne aveva caratterizzato il recente sviluppo. Quello che prevedevo era che, in difetto, l’azienda sarebbe rimasta “in mezzo al guado”; che sarebbe tornata ad essere uno dei “grandi pastifici locali”, comprimario e non protagonista delle vicende competitive del settore.
Certo, le notizie, che di tanto in tanto ho ricevuto nel corso degli anni, riguardo al progressivo smantellamento del modello organizzativo e del sistema di controlli che con tanta pazienza avevamo costruito, mi hanno lasciato abbastanza perplesso e ho avuto talvolta il sospetto che le cose potessero andare peggio di quanto avessi previsto, ma sinceramente mai avrei pensato al fallimento.
“Com’è potuto succedere” è dunque una domanda a cui francamente non so rispondere.
Anche perché, nel frattempo, la favorevole evoluzione del contesto competitivo ha offerto spazi ed opportunità di cui La Molisana avrebbe potuto approfittare.
Spero che nessuno mi chieda più “com’è potuto succedere”, sia perché non spetta a me giudicare l’operato di chi ha gestito l’azienda dopo di noi, sia perché si tratta di una domanda che, a questo punto, può risultare interessante solo per gli appassionati di “horror finanziario”, che è un genere letterario che non mi ha mai appassionato.
Riterrei più produttivo chiedersi invece su quali basi, imprenditoriali, strategiche e manageriali stia ripartendo l’azienda.
Riterrei più utile sollecitare i soggetti che stanno gestendo questa fase transitoria, affinché favoriscano al più presto una soluzione realmente stabile: la marca La Molisana ha ancora un grande valore (e di questo ne sono professionalmente certo) ma è un valore destinato ad evaporare altrettanto rapidamente in assenza di un credibile progetto di rilancio.
Riterrei doveroso che anche le amministrazioni locali, i politici e soprattutto i sindacati (che dieci anni fa con tanta energia rivendicavano il diritto all’ammodernamento degli armadietti degli spogliatoti), si facessero realmente carico della situazione.
E’ urgente che tutti si facciano parte attiva e responsabile affinché quella che è stata non solo un’azienda di successo ma anche un simbolo della storia e dell’identità regionale possa effettivamente risorgere; e possa risorgere a Campobasso.
Augurò tutto ciò anzitutto alle famiglie dei tanti dipendenti de La Molisana con cui ho avuto il piacere di lavorare e di cui ho avuto la possibilità di apprezzare la competenza, l’entusiasmo e la grande integrità morale.

Celestino Ciocca

 
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